IN CINA FUCILAZIONI PER ESPIANTARE ORGANI

Durante la seconda guerra mondiale tutti o quasi avevano sentito parlare dei lager nazisti, ma pochi sapevano o volevano ammettere  che  milioni di persone innocenti stavano per essere torturati vivi e bruciati. Tante storie (poi tutte risultate vere) erano talmente aberranti e disumane che era difficile che altri uomini e donne potessero macchiarsi di crimini tanto feroci.

La storia si ripete in quella che è l’ultima superpotenza dove ancora non esistono i più elementari diritti umani, dove si rischia di morire per fucilazione se si apre un blog, e un’approfondita e agghiacciante inchiesta su una delle pratiche più aberranti del sistema carcerario cinese esce ora in un libro e in video visibili on line: quella per cui ai condannati a morte vengono espiantati tutti gli organi utili (soprattutto reni, cornee e pancreas, ma anche cuore, fegato e polmoni) destinati a ricchi cinesi, gerarchi dell’apparato statale o cittadini benestanti residenti all’estero.

 

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nella foto: La fucilazione di una ragazzina in Cina. Foto Laogai Foundation

Nel paese in cui si stanno per organizzare le Olimpiadi, simbolo di fratellanza e libertà, ai cadaveri dei fucilati  organi e  reni vengono espiantati addirittura alcune ore prima dell’esecuzione, per assicurarsi che siano ben funzionanti. Oppure accade che subito dopo la fucilazione i dottori iniettino nel condannato alcune sostanze per prolungare il battito cardiaco e consentire quindi agli organi di rimanere efficienti.

I video inediti delle esecuzioni in Cina e dei traffici di organi, pubblicati nel dvd allegato al libro della Laogai Foundation, si possono vedere sul sito de “L’espresso” .

La Cina non è un paese in cui i diritti vengono rispettati.
La storia dei crimini contro l’umanità si ripete.

Come 60 anni fa nei Lager nazisti ed ex sovietici tutti sanno cosa sta accadendo: quanti  di noi, nonostante questo, chiuderanno gli occhi e  si divertiranno a osservare le i giochi olimpici in Cina?

IL LIBRO

Yang Jun è un medico cinese che oggi abita a San Francisco ma, quando viveva ancora nella provincia di Heilongjiang, aveva il compito di prelevare gli organi dai condannati a morte e trapiantarli nei pazienti del suo ospedale.

La sua è una delle tante testimonianze che compaiono nel libro “Cina, traffici di morte” curato dalla Laogai Foundation e appena edito in Italia da Guerini.