INTERVISTA AD ENRICA BONACCORTI

È entrata nel mondo dello spettacolo a 19 anni attraverso il teatro, in scena accanto a  Domenico Modugno in “Mi è cascata una ragazza nel piatto”. Durante la lunga tournée scrive anche testi per canzoni, alcune delle quali (Amara terra mia e La lontananza) vengono portate al successo proprio dal grande Domenico Modugno.  Anche la sua carriera televisiva inizia con la prosa, attrice negli sceneggiati “La baronessa di Carini” al fianco di Ugo Pagliai e “Eleonora” accanto a Giulietta Masina, ma è come conduttrice televisiva e radiofonica che dà il meglio di sé: Italia sera, Pronto chi gioca, Cari genitori,  Non è la Rai ecc. Ha recentemente scritto il suo primo romanzo “La pecora rossa”, edito da Marsilio.  Da due anni è ogni giorno su Radio 1 Rai, per cui prepara e conduce “Tornando a casa”, dal lunedì al venerdì, dalle 17.40  alle 19.

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Che ricordi hai della tua infanzia?

Ricordi preziosi e speciali, perché i miei primi tredici anni li ho passati in una caserma di polizia, figlia unica dell’unica famiglia che vi abitava nell’alloggio del comandante, mio padre. Dunque un panorama solo maschile e tutto in divisa. A cinque anni il mio passatempo preferito era giocare a boccette al biliardo con le guardie.

 

Hai recitato negli sceneggiati storici degli anni ’70. Che differenza c’è tra quelli e le fiction attuali?

Una volta lo scritto da cui nasceva lo sceneggiato, o fiction come ora si dice, era tratto da grandi romanzi, grandi autori. Ci si acculturava senza neanche accorgersene, e gli attori venivano scelti in teatro, con tanti provini. Anche oggi ci sono buoni prodotti, ma potrebbero essere di più, sfrondati di alcune interpretazioni sussurrate per sbagliare meno le intonazioni. Ma forse ora ci si bada meno, peccato.

 

Hai condotto molti programmi televisivi con grande successo. Attualmente c’è un programma televisivo che ti piacerebbe condurre e uno che non faresti mai?

Essendo allo stesso tempo saltimbanco e giornalista… non  ho preclusioni di genere, dal quiz al telegiornale, basta che ci sia la parola e in buona fede. A me piace soprattutto la comunicazione, dunque non importa in quale ‘lingua’, basta che arrivi. Con estrema responsabilità, però, sempre. Responsabilità per me è il termine più importante, non solo nel privato, ma anche e molto in un lavoro di divulgazione in cui si parla a un pubblico vastissimo, così come permette la radio e la televisione.          

 

Hai scritto dei testi bellissimi per canzoni che sono state portate al successo da cantanti come Modugno. Perché hai smesso di farlo?

Da quando ho imparato a scrivere, non ho mai smesso di farlo! Scrivo ogni notte, i miei cassetti sono pieni, come sicuramente quelli di altri come me, e magari in qualche pagina da qualche parte in Italia c’è un capolavoro… ma se non c’è l’occasione di farlo ‘vivere’ in forma pubblica, nessuno lo saprà. Bisognerebbe stare nel giro, frequentare, creare l’occasione. Io l’ho avuta nel mio primo anno di lavoro in teatro, a diciannove anni, in cui recitavo accanto a Modugno e per cui scrissi il testo della Lontananza, e a ventidue Amara terra mia.  Ci vuole anche la fortuna, oltre all’impegno e al talento.

 

Stai conducendo con molto successo la trasmissione radiofonica “Tornando a casa”. Perché a tuo avviso piace tanto al pubblico?

Ho una carriera molto frastagliata, attrice di prosa che scrive e che parla,,, diciamo così,,, il che nasce anche dalla necessità di fare un po’ tutto quello che mi permetteva di portare soldi a casa. Per cui non solo il teatro, che è la mia partenza nell’ambiente dello spettacolo, ma anche presentazioni, attrice in commedie e sceneggiati televisivi, la scrittura, qualche posa al cinema e la radio, tanta tanta radio verso cui ho avuto una empatia immediata tanto da vedermi assegnata a soli 25 anni la Maschera d’Argento per un mio programma radiofonico. Talmente tanta e da tanto, che una volta mi hanno chiesto se ero la figlia di quella Bonaccorti che faceva la radio! Anche per ‘Chiamate Roma 3131’ ho avuto i risultati e i premi più importanti10 anni fa.

 

Artisticamente qual è la tua forza?

Io parlo, non fingo, anche perché se non seguo il copione come attrice, non ne sono proprio capace. Anche stando zitta, sono così trasparente che si capisce tutto, ahimè. Sul lavoro cerco di fare cose utili e di compagnia, a volte ci riesco a volte no.  Quando faccio le cose senza condizionamenti, come la radio permette, non ho mai avuto una delusione, anzi! Come nel caso di ‘Tornando a casa’ che da due anni tutti i giorni su Radio.Uno.Rai per un’ora e mezza mi mette in comunicazione con tante persone. E il pubblico della radio è fantastico. Alla radio ci si tocca l’anima secondo me, ci si ‘vede’ più chiaramente che in televisione. Io ho la grande soddisfazione di essere veramente capita alla radio, e molto più apprezzata. Ho coniato uno slogan: Chi fa la radio e chi ascolta la radio… è meglio!

 

Cosa pensi dell’attuale televisione italiana?

Dipende. Se penso a X factor o Le Storie di Augias o Cominciamo bene o Voyager ne penso molto bene, per esempio, ma non mi chiedere esempi di altri programmi che al contrario non apprezzo per niente. Ho perso la voce all’improvviso!

 

E’ uscito da poco il tuo libro “La pecora rossa” Come è nato questo progetto?

Non è stato un progetto, ma un’esigenza. Ho scritto perché dovevo farlo, per me. Tanto è vero che fino a metà e oltre non pensavo neanche che sarebbe diventato un libro fra le mani di tanti e sotto gli occhi di tutti. Mi avevano chiesto tante volte di scrivere qualunque cosa, in altri tempi, ho sempre rifiutato perché per me un libro è un romanzo, non raccontare qualcosa a un giornalista che poi te lo scrive. Sempre per quella storia del rispetto e della responsabilità verso il pubblico che ti segue. Questa è la storia di una bambina che nasce in una culla molto difficile, nella famiglia sbagliata, nel senso che viene rifiutata perché troppo diversa, troppo rosso nei capelli, troppe lentiggini sulla pelle trasparente, in mezzo a una famiglia nera e spessa, nel cuore e nell’animo. Lei sopporta tutto senza mai ribellarsi, è Pecora di cognome e di atteggiamento, nessuno le ha mai spiegato che si può anche dire di no. Poi troverà finalmente dignità e identità, anche se attraverso un percorso difficile e imprevedibile. C’è moltissima Enrica li dentro. Allo stesso tempo è una storia d’invenzione. Io sono nata in una famiglia molto amorosa, che non mi ha mai toccata con un dito. Qualche scappellotto mia madre me lo dava, ma di quelli sani. Detto questo, all’interno del romanzo senza rendermene conto, ho descritto moltissimo di me. In alcune parti on modo didascalico, come ill parto della ragazzina, che racconta esattamente le  ahimé 16 ore che ci ho messo io per fare mia figlia Verdiana. E tanto altro…

 

Che messaggio vuoi trasmettere attraverso questo libro?

Che ce la si può sempre fare, anche se si parte svantaggiati, se ci si sente deboli, senza aiuti. La mia Pecora ce la fa, e chiunque ha letto il libro mi ha detto che ci ha messo due ore perché non riusciva a staccarsi e dopo  si è sentito più forte.un paio di prof l’hanno dato da leggere in classe.

 

Hai una bellissima figlia, cosa sogni per lei?

Che le inevitabili delusioni della vita non la cambino. Così è meravigliosa.

 

Pensi di aver ricevuto molto dalla vita?

Moltissimo, e non ho saputo cogliere tutto. Colpa mia.

 

Il tratto principale del tuo carattere

 Sono un’introversa logorroica,una pigra  stakanovista,   una  socievole  eremita,  una  timida  sfacciata.

 

La tua più grande paura

Perdere la curiosità e la creatività, oltre naturalmente alle paure più profonde, che hanno come protagonisti i miei affetti.

 

Difetti e pregi di Enrica Bonaccorti

Bontà,affidabilità,sincerità, immedesimazione. Impazienza, pigrizia, pochissima forza di volontà

 

Il tuo sogno nel cassetto

Sentirmi in un mondo migliore di quello che oggi ci circonda.