La psicologia dello sport dedicata alle donne

La psicologia dello sport dedicata alle donne

La parificazione delle donne sui campi di gara, alla stregua del genere opposto, come in molti campi della vita sociale è una strada che non si è ancora totalmente conclusa.

Soprattutto nel campo dello sport, la preclusione delle donne è una barriera abbattuta solo recentemente: se agli antichi greci si deve il merito di aver acceso la prima fiaccola olimpica, a loro si deve l’acquisizione di questo stereotipo, tanto che i primi atleti dovevano gareggiare nudi, per dimostrare la loro virilità.

Tuttavia, secondo molti sociologi, l’arma vincente del movimento di parificazione è non tanto il tentativo di un disconoscimento delle differenze, ma al contrario il riconoscimento delle differenze di genere, che porta uomini e donne ad accedere a qualsiasi attività non in forma preclusiva, ma in relazione alle proprie caratteristiche.

In altri termini la visione limitativa dell’accesso delle donne allo sport va ribaltata secondo una visione che tiene conto di dimensioni non di inferiorità (i differenti tratti di personalità in determinate situazioni possono apparire come un vantaggio o uno svantaggio indipendentemente dal genere) ma di caratteristiche di diversità.

Sicuramente la donna incontra molte più difficoltà, per la divisione dei ruoli sociali, soprattutto nelle società mediterranee, a ritagliarsi uno spazio per dedicarsi ai suoi hobby. Più che per l’uomo, inoltre, nello sport assume importanza l’aspetto relazionale, che per la donna è un fattore fondamentale tanto che la porta, generalmente, a preferire sport di squadra.

Infine, per il genere femminile, l’angolo dedicato allo sport, soprattutto per il suo aspetto relazionale e per i benefici della pratica fisica, appare una vera e propria cura per lo stress che caratterizza oramai pesantemente tutte le fasi della nostra vita e si manifesta in ansia, depressione, incertezza verso il futuro…