Le meraviglie sotterranee di Gravina di Puglia

Un patrimonio archeologico d’incalcolabile valore scoperto grazie alla passione di un gruppo di speleologi.

Molti sono a conoscenza della lunghissima storia di Gravina che affonda le sue radici nel secolo VIII a.C., ma nessuno ha pensato alla possibilità dell’esistenza di una Gravina sotterranea. Michele Parisi, un imprenditore edile, speleologo dilettante e autore dell’unica guida sulla Gravina sotterranea, unitamente ad un gruppo di amici, con tenacia e perseveranza, superando ostacoli e diffidenze è riuscito a portare alla luce una Gravina inedita e sconosciuta penetrando nei misteri racchiusi nei meandri che costituiscono la Gravina sotterranea:cantine, grotte, gallerie. Un affascinante mondo sotterraneo, una città sotto la città.dove sono stati scoperti reperti archeologici straordinari.

La storia della città di Gravina infatti ha origini antichissime. Gli antichi abitanti di Gravina, antico centro cerealicolo e vinicolo, abitata fin dal neolitico vivevano nelle grotte, sul ciglio del burrone gravina. In seguito, per difendersi dai Visigoti di Alarico e dai vandali di Genserico, la popolazione si rifugiò nel sottostante burrone gravina, dove alle grotte preesistenti ne aggiunsero di nuove adibendole ad abitazioni. Nasceva la civiltà cosiddetta “rupestre”, che vide il fiorire di chiese scavate nel tufo.

Ho avuto la fortuna di avere come guida proprio Michele Parisi che è sicuramente la persona che conosce meglio di tutti la Gravina sotterranea. Per prima cosa mi ha fatto visitare i vicoli del centro storico, un labirinto di viuzze dove case popolari e nobili palazzi orlano i bordi delle strade che conducono alla gravina, un’immagine aperta sul Ponte settecentesco, il Ponte Viadotto, sotto il quale fa capolinea la chiesetta rupestre di S. Maria degli Angeli, scavata nel tufo e dotata di tre navate e tre absidi.

A sinistra dell’ingresso ci sono delle tombe e una cisterna. Ci siamo recati poi sulla collina di Botromagno, oggi parco archeologico. Ai piedi della collina sorge la chiesa rupestre del padre eterno, probabilmente una delle prime chiese della cristianità.

Straordinaria anche la chiesa di San Michele delle grotte, la più grande delle chiese rupestri, a cinque navate, interamente scavate dalla mano dell’uomo, con affreschi databili tra il XII e il XIII sec. Situata sul versante destro del burrone “gravina”, in un ambiente naturale molto suggestivo si trova la chiesa Madonna della Stella, utilizzata in epoca pagana per il culto ad una divinità della fecondità. Ma la più famosa è certamente la chiesa di San Vito Vecchio,scavata nel tufo nel 1200, per il ciclo intero di affreschi asportati dalla parete, inviati a Roma per il restauro ed attualmente esposti presso il Museo Pomarici Santomasi di Gravina. A qualche metro di distanza, coperta di erbacce, la famosa clinica veterinaria edificata nel 1604 dagli Orsini, signori della città. Ho citato solo alcune delle tante chiese rupestri tutte ugualmente belle e interessanti perché sarebbe stato troppo lungo citarle tutte.

Vi parlerò ora dell’acquedotto, uno dei simboli della città, una spettacolare opera di ingegneria idraulica, denominata Fogna Bianca, un percorso sotterraneo di circa 3.000 metri costruito intorno al 1800, che inizia vicino al Ponte Viadotto sulla Gravina percorre il perimetro della città vecchia per sboccare presso la chiesa rupestre San Michele delle Grotte.

Ma la sorpresa più grande l’ho avuta quando Michele Parisi mi ha fatto visitare alcune case del centro storico costruite quasi interamente sulle grotte del versante sinistro del burrone. Queste cantine sono molto interessanti sia per la loro funzione di depositi cerealicolari e di prodotti caseari e vinicoli ma soprattutto per la loro destinazione a chiese rupestri e a culto cristiano. Infatti in alcune di loro si trovano incise croci a rilievo o dipinti di soggetto religioso come calici e particole.

Il più imponente di questo reticolo di gallerie è quello che parte dalla cattedrale ed è lungo 2 volte il centro storico.

Siamo poi andati a visitare la cantina di Palazzo Orsini, dove nacque Papa Benedetto XIII, una cantina di tufo profonda 20 metri. “Vi sono 18 gradi costanti” mi spiega Parisi , “e a questa temperatura gli alimenti si conservavano in modo ottimale”. Mi indica l’incisione di una rosa, simbolo degli Orsini. Le scale che portano alle gallerie inferiori sono formate da blocchi di tufo tagliati in modo assolutamente regolare. Ci sono alcune botti perfettamente conservati e un torchio per spremere l’uva.

In un’altra cantina nelle vicinanze della cattedrale si trova un tornio in legno “ha almeno 200 anni” mi spiega Parisi “ l’uva spremuta passava attraverso questo mascherone raffigurante Bacco, situato alla base del torchio”.Sparsi qua e là botti e lastroni di tufo non utilizzati. Sul soffitto e sulle pareti qualche maschera, disegni,uno stemma e qualche incisione. In un’altra cantina del centro storico il proprietario mi ha mostrato un pozzetto coperto da una pietra in tufo con dentro del vino vecchio almeno 200 anni, perfettamente conservato e mai evaporato.

Inutile tentare di spiegare l’emozione che si prova visitando questa straordinaria città sotterranea, bisogna venirci .

Il Comune di Gravina ha chiesto all’Unesco il riconoscimento di patrimonio dell’umanità.

Questa iniziativa è stata fortemente voluta dal Sindaco di Gravina, l‘avv. Rino Vendola, che si sta attivando da tempo per rendere a Gravina il posto che le spetta nella Regione Puglia.

Chiudo questo articolo con le parole del sindaco di Gravina in Puglia: “Se verrete qui, vi prenderà lo stupore per gli orizzonti profondi, gli stessi orizzonti profondi dei peuceti, greci e romani. Se verrete qui vi prenderà lo stupore per un’altra Italia, per un’altra Puglia”.