Nino Castelnuovo in Un esercito di 5 uomini
Ecco un’altra delle interessanti interviste che abbiamo recuperato dall’archivio di TourisTime.
Nel 1967 diventa uno degli attori più conosciuti in Italia grazie alla riduzione televisiva di “I promessi sposi”. Da allora ha indirizzato la sua carriera verso la televisione e il teatro anche se ha riservato uno spazio importante per il cinema.
Una lunghissima carriera e tanti successi, ma ce n’è uno in particolare a cui sei più legato?
Se ami questo mestiere, ami tutto ciò che fai. Certo, si rimane legati ai film che hanno avuto successo o a quelli che hanno un significato affettivo, nel mio caso a ‘Les Parapluies de Cherbourgh’ (palmares a Cannes, 1964) di J. Demy e a ‘Giorno per giorno disperatamente’ di A. Giannetti.
Qual è stato il primo ruolo che hai interpretato e cosa ricordi?
Il mio primo ruolo è stato quello di Diomede in ‘Un Maledetto Imbroglio’ di P. Germi. Ricordo che, poco dopo l’uscita del film, prendevo un caffè a Piazza del Popolo, quando un grande poeta, Sandro Penna, mi gridò “Diomede!”: fu una grandissima emozione.
Un’esperienza lavorativa che non rifaresti mai
Rifarei tutto ma, col senno di poi, non accetterei un film che girammo in Sicilia perché non mi permise di partecipare a ‘Il Sorpasso’ col grande Dino Risi.
Qual è il tuo giudizio sul cinema italiano attuale?
Amo tutto il cinema, da quello muto a quello nevrotico di oggi. Trovo che siano mutati i linguaggi e quindi anche il modo di raccontare ma, come una volta, ci sono registi mediocri e altri di talento.
La qualità delle trasmissioni televisive oggi, a tuo avviso, è più scadente di quella di ieri?
La tua carriera è costellata di esperienze nel cinema, nel teatro e in televisione, dove ti senti più a tuo agio?
Cinema, tv, teatro: quando entro in sintonia con gli altri attori e col regista, mi sento perfettamente a mio agio in tutti e tre.
Nel complesso sei soddisfatto della tua carriera o c’è qualcosa che avresti voluto fare e non sei riuscito a realizzare?
Ho desiderato molte volte passare alla regia, ma non ne ho mai avuto il coraggio, forse perché non ne sono all’altezza.
Per il tuo successo con chi ti senti più in debito?
Mi sento in debito soprattutto con Alfredo Giannetti, Sandro Bolchi e Jacques Demy.
Che rapporto hai con il tempo?
“La vita è una cosa meravigliosa” diceva Frank Capra… L’unico rompiscatole è il tempo: non si ferma mai, che noia!
Il sogno che non hai ancora realizzato
Vorrei tanto diventare nonno, ma ho un unico figlio di 17 anni…: ce la farò?!
Che consiglio daresti a un giovane che desidera fare l’attore?
Se volete fare l’attore, se avete dentro questo sacro fuoco, fatelo, ma prima sappiate che, se non raggiungerete il successo, questo mestiere potrebbe diventare un calvario. Quindi, dedicatevi ai fondamentali, cioè allo studio, al lavoro e all’esercizio della memoria e… che la fortuna vi assista!
Intervista a cura di Antonella Fiorito