Psicologia e turismo: Elementi comportamentali in situazioni di pericolo – parte II

Senza avere la pretesa di voler scrivere “Il manuale salvagente per il turista indifeso“, cosa peraltro assurda e patetica,
sembra opportuno favorire una riflessione su alcuni semplici comportamenti, forse anche scontati, ma non per questo banali, la cui applicazione potrebbe prevenire, fosse anche solo parzialmente la manifestazione di eventi incresciosi e dannosi.

Valutiamo adesso alcune situazioni tipo.

Camminando per strada, ad esempio, è bene controllare sempre cosa accade intorno a noi, considerare se siamo oggetto
di particolare interesse da parte di “occhi indiscreti”, evitare di tenere il bordo del marciapiede con la borsa sul lato strada.
Se possibile, sostituire alla borsa un marsupio con fibbia passante che non si riesca a sganciare rapidamente; non fidarsi di chi ci ferma con qualche scusa, specialmente se questa diventa insistente; annotare eventuali numeri di targa di veicoli che seguono lentamente quasi a passo d’uomo. Se vengono notate persone sospette, eventuali scippatori, cambiare strada, entrare in un locale pubblico, cercare di non essere mai soli in luoghi oscuri, specie se considerati zone a rischio; fare attenzione a chi urta o spinge; evitare di passeggiare con gioielli, orologi di valore e altri oggetti preziosi (ciò che luccica, anche se di insignificante valore, gioca molto sulla fantasia del malintenzionato).

Altra situazione da tenere sotto controllo è la vita nei locali notturni e nelle discoteche. Da sempre la vita notturna
ha interessato giovani e non, grazie a quel suo fascino un po’ ambiguo, alternativo e trasgressivo, che raccoglie nell’immaginario collettivo tutto ciò che non si può fare alla luce del sole.

E’ chiaro che cambia più la coreografia che la sostanza, ma l’uomo è fatto di piccole e grandi illusioni, che ne possono condizionare il comportamento.

Le abitudini stesse determinano la necessità di evadere dalla solita routine.

Così, dopo una giornata di lavoro c’è chi ha la necessità di andare a sfogarsi in discoteca, ma anche
dopo una bella gita su un catamarano, nelle limpide acque caraibiche o delle Mauritius, “quasi snervati dalla paradisiaca giornata”,
vi è il desiderio di andare a bere in un pub o di andare a “vivere” ancora una volta in discoteca.

Ecco che i soliti freni inibitori, aguzzini della giornata “normale”, possono venire meno: uno sguardo insistente o un
commento eccessivo
indirizzato all’altrui ragazza, un urto, una spallata, un bicchiere rovesciato anche involontariamente, un sorriso ironico, “una lei” che per verificare la gelosia del proprio ragazzo si inventa di essere stata molestata; inutile raccomandare di non bere in bicchieri lasciati incustoditi, o indossare abiti eccessivamente provocanti (i possibili stupratori, specie quelli occasionali ed in
particolare se si trovano sotto l’effetto di alcool o droghe, magari in clima di vacanza, possono essere persone normalissime che nella normalità
della loro esistenza non farebbero mai cose del genere); altro elemento da non sottovalutare è l’arroganza di chi si sente “il
guerriero della notte” per sfogare le proprie frustrazioni, sotto forma di atteggiamenti che possono far degenerare una lieta serata in
un serio e antipatico evento di violenza fine a sé stessa.

In treno, in autobus o in auto, valgono le stesse misure di
sicurezza di quando si cammina per la strada: un’occhiata in
più, una veloce perlustrazione intorno al proprio mezzo, osservare
se ci sono elementi sospetti in giro non costituisce affatto un sintomo
di mania di persecuzione. Un po’ di prudenza, accompagnata al
buon senso e all’intelligenza permettono di gustarsi veramente
una bella vacanza senza doversi sentire dei frustrati solo perché
non siamo entrati nel “ghetto” di qualche zona “calda”.
Purtroppo, non sempre, l’intervento della polizia è immediato
e risolutivo. E in ogni caso, meglio prevenire che reprimere.

E’ consigliabile dunque evitare di cadere nella
trappola di coloro che vogliono solo vedere “colare il sangue dalla
bocca”: non sono soggetti leali e considerando la loro aggressività
patologica, nella realtà amano avvalersi di strumenti subdoli
come il pugno di ferro, coltelli a scatto, manganelli estraibili.

Saper prevenire non sempre è risolutivo, ma
spesso allontana i guai; non ostinarsi a frequentare per forza quel
determinato posto non è assolutamente indice di debolezza, ma
di buon senso. Ricordiamoci che lo scopo per il quale decidiamo di andare
in certi locali è e deve rimanere solo lo svago e il giusto divertimento.

Spesso si incontrano persone che per aver fatto un
po’ arti marziali o un corso di difesa personale cadono nell’illusione
di sentirsi dei Rambo: attenzione! La professionalità nella sicurezza
non si basa mai sulla conoscenza di qualche tecnica o di qualche gara
vinta. L’approccio psicologico emotivo-razionale sta alla base
di qualunque tipo di preparazione fisica. La difesa migliore è
quella che permette di non creare guai.

Ricordiamo ancora la differenza fra il viaggiatore
con fini più o meno professionali e il classico turista in vacanza.

Il primo è comunque una persona ben documentata
sugli usi e sulle abitudini delle comunità locali; è un
professionista e da tale si comporta. Il secondo è una persona
che può o non può essere sufficientemente informata. Le
informazioni sono tante, a volte corrette, altre enfatizzate dalle emozioni
pregresse proprie ed altrui.

La presente informativa ha lo scopo di sensibilizzare
il lettore soprattutto sull’approccio psicologico di una corretta
pedagogia ed etica del turismo, che deve essere vissuto come un’esperienza
di riposo, di divertimento, di accrescimento culturale, bella da ricordare
e da raccontare.

Una maggiore attenzione alle più semplici norme
di comportamento, suggerite peraltro anche dagli enti del turismo e
dalle agenzie di viaggi, contribuiscono senza dubbio a rendere più
significativa ed indimenticabile la tanto desiderata vacanza prima di
ritornare ai necessari impegni quotidiani.